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La trama:
Lui osserva le stelle per trovare pace.
Lei affonda in barattoli di crema di marshmallow per zittire il dolore. Non potrebbero essere più diversi. Eppure sono come stelle binarie: orbitano l’una intorno all’altra, attratti da una forza che non possono ignorare… anche se rischia di distruggerli.
Chloe Lambert, a ventisei anni, ha fatto una promessa incrollabile: mettere da parte i sogni per proteggere Piper, la sorella minore con un cuore difettoso e troppa luce negli occhi per un mondo così buio.
Ma quando il padre annuncia il nuovo matrimonio e propone una convivenza forzata nella vecchia casa sul lago con la futura moglie e i suoi due figli, Chloe capisce che il fragile equilibrio costruito con tanta fatica sta per andare in frantumi.
Tyler, il maggiore, è tutto quello che il mondo si aspetta da un bravo ragazzo. Nathan, invece, è il contrario di ogni cosa rassicurante: è notte fonda. È silenzio che urla.
È lo sguardo che Chloe non riesce a decifrare e che, inspiegabilmente, la scuote fino alle ossa.
Nel silenzio di Culver, tra scontri accesi e notti stellate, Chloe scopre che dietro le maschere ci sono ferite che non hanno mai smesso di sanguinare. Nathan è un enigma pieno di rabbia e malinconia, lei è un campo minato di paure represse e sogni sacrificati. Piper, con i suoi cerotti magici e le sue penne colorate, sarà l’unico ponte tra due cuori spezzati che non hanno mai imparato a fidarsi davvero.
Perché a volte è proprio la collisione a generare la luce più intensa.
Recensione
Il buio che brilla, la ferita che racconta
Ci sono romanzi che si leggono come si assapora un tè caldo in un giorno di pioggia. Poi ci sono quelli che si vivono. Che entrano sotto pelle, che ti strappano, ti scuotono, ti scompongono per poi lasciarti lì, trafitto e – paradossalmente – più intero. “L’incoerenza delle stelle” di Stefania Fiorino appartiene a questa seconda, rarissima specie.
Con una prosa intensa e spietatamente sincera, Fiorino ci consegna una storia che è molto più di un romance tormentato. È una riflessione cruda, profonda e luminosa sull’amore, sulla perdita, sulla malattia e sulla famiglia, raccontata attraverso le orbite disordinate ma magnetiche di due anime in collisione: Chloe e Nathan.
Chloe è una protagonista che sfugge alle etichette: ruvida, chiusa, indurita da un’esistenza che l’ha costretta troppo presto a smettere di sognare. Il suo cuore appartiene alla sorella Piper, una presenza fragile ma irrinunciabile, il vero fulcro emotivo dell’intero romanzo. Piper è luce, speranza, resilienza: con i suoi cerotti colorati e la sua innocenza invincibile, incarna quella forza silenziosa che tiene in piedi ciò che vacilla. È impossibile non commuoversi davanti al loro legame, così puro da risultare doloroso.
Nathan, d’altra parte, è buio fatto carne. Non il cliché del bad boy tormentato, ma una creatura autenticamente complessa: rabbioso, disilluso, eppure capace di squarci di tenerezza disarmante. La tensione tra lui e Chloe è dinamite pura, non solo erotica ma esistenziale. Si sfidano, si odiano, si attraggono – come stelle binarie destinate a orbitare l’una attorno all’altra, anche a costo di distruggersi.
La scrittura di Fiorino è un’altra protagonista del romanzo. Lacerante nei momenti più dolorosi, struggente in quelli più intimi, si muove con un’eleganza sporca, capace di affondare nel trauma senza scivolare nel melodramma. L’uso costante di metafore astronomiche – stelle, costellazioni, buchi neri – non è solo un vezzo poetico, ma la struttura simbolica stessa del romanzo: i personaggi si muovono come corpi celesti, spinti da forze invisibili, incoerenti, inarrestabili.
Certo, la prosa a tratti indulgente nei puntini di sospensione e nell’introspezione potrebbe beneficiare di una scrittura forse più asciutta, ma sono "imperfezioni" che, in un’opera così visceralmente emotiva, finiscono per amplificare l’autenticità dell’esperienza.
L’incoerenza delle stelle è un romanzo che fa piangere, e non solo perché la trama lo impone. Fa piangere perché riconosciamo qualcosa di nostro in quelle pagine: una sorella da proteggere, un amore che ci fa male e bene insieme, un buio che abbiamo abitato, o una luce che abbiamo smesso di cercare. E quando chiudi il libro, non hai più gli stessi occhi con cui l’hai iniziato.
Stefania Fiorino ha scritto una storia che lascia il segno. Una cicatrice luminosa. Un addio che sa di inizio. Un grido nel silenzio, che insegna – con la forza della narrativa vera – che anche ciò che è spezzato può brillare. E che, spesso, lo fa di più.
Un libro che non si legge. Si attraversa.
Recensione pubblicata anche su Amazon e Goodreads
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